08 Feb La Sangiovesa →
La Sangiovesa
L’osteria poetica a Santarcangelo di Romagna
A metà strada tra la Rimini chiassosa e le tenui colline del Montefeltro c’è un borgo tutto sanpietrini e grossi ciottoli dal nome tanto bizzarro quando evocativo: Santarcangelo di Romagna. Qui, ai piedi della torre campanaria, dal 1990 vive un ristorante che è al contempo cucina materna e opera visionaria, punto di partenza per un viaggio nei sapori di Romagna e imperdibile sosta in un’epoca altra e dolcissima.
La Sangiovesa è un inno alla convivialità, uno spazio carico di suggestioni e di poesia dove si mangia con la bocca e con gli occhi.
Questa osteria nasce dall’accurato recupero di un antico palazzo del ‘700 e porta con sé quel modo di stare al mondo che era caratteristico di Tonino Guerra – poeta e sceneggiatore di Antonioni e di Fellini – che a Santarcangelo ci è nato e in questo ristorante ha voluto trasferire la sua ironia e quella certa nostalgia per il passato, per la vita di paese e per tutte le cose che conosciamo e amiamo da bambini.
In questo luogo di felliniana ispirazione, alle undici sale piccole e accoglienti e con nomi tutti diversi, s’alternano sotterranei con cunicoli e cantine, fino ad arrivare alla Grotta delle Colombaie con il pozzo d’acqua sorgiva. E poi ci sono le opere di Guido Cagnacci, pittore del ‘600, e la sala dedicata a papa Clemente XIV o a Eron, graffitista e street artist.
Un ambiente misterioso che è tutto una nicchia e un corridoio, con i cappelli di scena di Teresa Franchini esposti in vetrina, gli archi e i mattoni a vista, gli avvisi alle pareti, le stufe, i mobili “inutili” e i disegni nati dalla fantasia e dal cuore di Tonino Guerra.
Qui, ovviamente, la cucina è memorabile.
Le piadine preparate a vista e autografate, o la pasta e fagioli all’antica, oppure la crema in scodella con ciambella di Romagna sono solo alcune delle squisitezze all’interno di un menu ricco di specialità e di vini autoctoni (il ristorante è anche enoteca).
E pare di vederla ancora quella donna che campeggiava all’ingresso: una nuova Gradisca dalle giunoniche formosità, mollemente adagiata, nata dalla penna di Federico Fellini e poi donata all’amico Tonino Guerra perché ne facesse l’insegna del “suo” ristorante. A simbolo di una gioia di vivere tutta romagnola, ma anche un po’ italiana, che, da sola, vale il viaggio in questo angolo impossibile da dimenticare.